Falcone e borsellino spiegato ai bambini

Falcone maffia

Questi uomini coraggiosi hanno dimostrato che con dedizione, intelligenza e determinazione è possibile sconfiggere la criminalità organizzata transnazionale; che nessun male è troppo grande per essere sconfitto e che con impegno e determinazione la giustizia può prevalere.

Giovanni Falcone è stato tra i primi a riconoscere la natura globale del crimine organizzato e a comprendere l'importanza della cooperazione internazionale. È stato il pioniere della cooperazione con le forze dell'ordine e le autorità giudiziarie, della protezione dei testimoni e delle tecniche investigative per rintracciare i proventi illeciti del crimine.

Fu anche tra i primi ad apprezzare la vera natura del crimine organizzato, affermando che: "la mafia è un fenomeno umano e quindi, come tutti i fenomeni umani, ha avuto un inizio e un'evoluzione, e avrà anche una fine".

È ormai ampiamente riconosciuto che la criminalità organizzata rappresenta una grave minaccia per la pace, la sicurezza e lo sviluppo internazionali e che, in un mondo globalizzato e interconnesso, questa cooperazione è più che mai necessaria.

Marcello dell'utri

Suo fratello è stato un grande giudice e statista, tra i primi a comprendere le reali dimensioni del fenomeno mafioso e l'importanza della cooperazione giudiziaria. Il suo lavoro e la sua eredità hanno contribuito a cambiare le strategie di lotta alla criminalità organizzata. Il suo percorso è stato definito dallo spirito di sacrificio e dalla consapevolezza dei rischi. È nato e vissuto in Sicilia ed è stato circondato da forme di accettazione e rassegnazione causate dalla mafia. Che rapporto aveva con la sua terra? Ci può raccontare come ha sviluppato la sua forza e la sua determinazione in Sicilia?

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Falcone en borsellino

Il giudice italiano Giovanni Falcone (2-L), circondato dalle sue guardie del corpo, arriva a Marsiglia per incontrare i suoi omologhi francesi per indagare sul complotto criminale della mafia "Pizza Connection", Marsiglia, Francia, 21 ottobre 1986. (Foto AFP)

Trent'anni fa, quando il giudice antimafia Giovanni Falcone fu assassinato da un'autobomba, la sua morte e, due mesi dopo, quella del collega Paolo Borsellino, segnarono un cambiamento nella lotta alla criminalità organizzata, affermano oggi i pubblici ministeri. "Era una guerra e tutti ci sentivamo chiamati in causa. Nessuno poteva più permettersi di distogliere lo sguardo", ha detto Marzia Sabella, ricordando l'assassinio di Falcone 30 anni fa.

Falcone fu ucciso con la moglie e le guardie del corpo in un'autobomba da Cosa Nostra in Sicilia il 23 maggio 1992, in uno dei più famigerati omicidi italiani. Gli omicidi ispirarono anche una nuova generazione di combattenti antimafia che, a distanza di decenni, rischiano quotidianamente la propria vita per portare avanti la lotta di Falcone e Borsellino.

Il giudice italiano Giovanni Falcone (2-L), circondato dalle sue guardie del corpo, arriva a Marsiglia per incontrare i suoi omologhi francesi per indagare sul complotto mafioso "Pizza Connection", Marsiglia, Francia, 21 ottobre 1986. (Foto AFP).

Paolo borsellino

È uno dei maggiori problemi dell'Italia. Frena lo sviluppo, impedisce i grandi progetti politici. Il debito pubblico, ormai al 132% del PIL, incombe su tutti i cittadini - e qui sta il paradosso - non lo fa in modo uguale: c'è una generazione, come spiega il giornalista di Canale 5 Francesco Vecchi nel suo libro I figli del debito. Come i nostri padri ci hanno rubato il futuro (Piemme), è tenuta in ostaggio.Il peso dell'economia e, peggio ancora, il peso delle conseguenze politiche e sociali ricade su questa generazione, come ha spiegato Francesco Vecchi durante Linkiesta Festival, che si è tenuto dall'8 al 9 novembre al Teatro Franco Parenti di Milano.Vecchi, chi sono questi figli del debito?

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Sono le ultime generazioni, i nuovi arrivati nel mercato del lavoro. Quelli che, senza aspettarselo, hanno ereditato un enorme debito pubblico che condiziona la loro esistenza. In sostanza, sono i ragazzi del dopo 1992. Cosa è successo nel 1992?

Molte cose. Tutti ricordano i processi per corruzione di Mani Pulite, gli assassini dei giudici Falcone e poi Borsellino, le stragi di mafia. Ma quell'anno l'Italia firmò il trattato di Maastricht e questo fu il vero spartiacque. Adottando i parametri europei, il nostro Paese cambiò volto: da madre generosa, che con i trucchi del debito riusciva a mascherare il rallentamento dell'economia e a garantire alti stipendi e avanzamenti di carriera ai suoi cittadini, si trasformò in matrigna cattiva. Prima dava, no, regalava. Ora prende e taglia. Questa situazione, che si protrae da 27 anni, la durata di una generazione, ha modificato profondamente il bilancio dello Stato, che dal 1992 a oggi ha un saldo primario (il che significa che una parte dei soldi maturati in tasse viene utilizzata esclusivamente per ripagare gli interessi sul debito). E questo ha inciso sul carattere degli italiani e sulla loro fiducia nel proprio Stato: non ci sono investimenti, non ci sono spinte modernizzatrici e nuovi posti di lavoro. Il Paese non può permettersi questo tipo di spese: deve usare i soldi che incassa per ripagare il debito.E cosa ha significato questo per i giovani?

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